Forse avrete sentito parlare del concetto di domicidio: è definibile come l’annichilimento fisico, psicologico e sociale di persone in assoluta difficoltà economica causato dalla negazione del diritto all’abitazione. In altre parole – anch’esse povere, per rimanere in tema – è il lasciare vivere per strada, e lì consumarsi, gli homeless, i clochard, i senzatetto. I barboni. Brutta parola questa, ma appunto rende meglio la bruttezza di questo tipo di vita.
Non c’è pistola fumante nel domicidio. C’è qualcosa di più simile per lentezza alla goccia cinese (soprattutto se, nelle notti di pioggia, un riparo di fortuna non è ben coperto). L’omissione permanente della società civile del compimento dei propri doveri genera questo fenomeno.
Qualche volta però il domicidio non è cagionato da un’omissione della società ma, viceversa, dall’azione della burocrazia. In questo caso si può parlare di domicidio legale: la legge applicata per annientare chi non ha nulla, nemmeno un quattro mura e un tetto.
E sulle sponde del Lario le istituzioni sembra abbiano fatto un voto al domicidio legale: da lì la cosiddetta crociata comense contro i clochard.
È soltanto di pochi anni fa la notizia che il sindaco lariano in periodo natalizio aveva vietato ai volontari di portare la colazione ai senzatetto che dormivano sotto il portico della ex chiesa di san Francesco. I media non hanno approfondito se poi gli Spiriti del Natale Passato, Presente e Futuro abbiano fatto cambiare idea a questo novello Ebenezer Scrooge in fascia tricolore.
Sempre a Como don Roberto Malgesini, il prete ucciso quest’anno, per aver portato la colazione ai senzatetto era stato sanzionato con una multa, peraltro poi regolarmente pagata.
Un paio di mesi fa un assessore aveva portato via una coperta ad un homeless: giuridicamente si tratterebbe di un abuso di ufficio, moralmente di una vile porcata. Dove? Ancora a Como.
E di nuovo a Como ieri un senza fissa dimora sessantatreenne essendosi allontanato dal suo domicilio è stato sanzionato sulla base della normativa anti-covid (nell’inedita interpretazione estensiva anti-clochard). Il problema nasce dal fatto che appunto Pasquale Giudice, questo il nome del pericoloso peripatetico, vive per strada. Sanno gli zelanti gendarmi che, ai sensi dell’art. 43 del codice civile, “il domicilio di una persona ènel luogo in cui essa ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi”? Si ignora quali siano gli interessi di Pasquale e si presume che i suoi affari siano limitati al maneggio di pochi spiccioli, ma tant’è, il suo domicilio è a Porta Torre, ovvero la zona di Como dove di solito elemosina. Quindi Pasquale non era sanzionabile: era per strada, dove ha la sede principale dei suoi affari, dei suoi interessi, della sua questua e della sua vita. Nessun allontanamento dal suo domicilio, quindi. Deve essere indicato un indirizzo civico? Magari lo avesse realmente. Ed anche i burocrati in uniforme dovrebbero sapere che ad impossibilia nemo tenetur, nessuno è obbligato all’impossibile.
Ah, le leggi.
Di reperibilità dei senza fissa dimora parlano l’art. 2 c.3 l. n.1228/1954, l’art.3 c.38 l. n.94/2009, la circolare min.int. n.19 del 17/09/2009. Reperire chi non ha un recapito vi sembra fantasia? I giuristi la chiamano fictio iuris ma la giudicano allo stesso modo.
Invece di diritto all’abitazione parlano fonti giuridiche che stanno ben più in alto, ad esempio la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (art. 25) e la Costituzione italiana (art. 47). La corte costituzionale poi ha affermato che “il diritto a una abitazione dignitosa rientra, innegabilmente, fra i diritti fondamentali della persona” (sentenza n. 119/1999).
Certo dormire sotto le stelle è romantico e piacevole d’estate in riva ad un lago. Ma poche volte in inverno. Probabilmente mai se il lago è quello di Como.
P.s: in realtà non credo abbiate sentito prima di questo articolo la parola domicidio. È soltanto onomaturgia. Semplicemente uno scherzo linguistico. Insomma, l’ho inventata io qui, non esiste nei dizionari né nei codici. Ma dovrebbe esistere. O almeno ne dovrebbe esistere una analoga.
Però, a pensarci bene, ora esiste.